L’Alchimia è stata analizzata e sviscerata in numerosi saggi
moderni (quanto meno nell’ultimo secolo) ma è parimenti stata,
sicuramente, altrettanto fraintesa , perfino nei suoi elementi
basilari.
Durante questi ultimi 100-150 anni, il dibattito sembra essersi
cristallizzato su due fronti apparentemente inconciliabili : gli “spiritualisti”
e gli “iperchimici”.
Da un lato coloro che, non avendo letto seriamente il
corpus sterminato di testi a riguardo, fanno dell’alchimia una mera
allegoria di operazioni di carattere puramente ed esclusivamente
interiore: il dubbio che un simbolismo così vario e complesso possa
essere spropositato e sprecato per velare unicamente operazioni di
carattere esclusivamente “immaginale”, per dirla alla Corbin, non li
sfiora neppure.
Dall’altro lato gli “spagirici” o “iperchimici”, i
quali - con una fretta ed un entusiasmo inversamente proporzionali
ad un concreto approfondimento testuale e con una visione
metafisica spesso decisamente materialistica e piatta - si gettano
, dopo una corsa all’approvvigionamento dell’attrezzatura chimica
adatta, a creare una sequela infinita di tinturine medicali
(partendo da vegetali e/o minerali) più o meno efficaci. In mezzo a
questa voragine molto estesa, hanno prosperato e tuttora prosperano
occultisti più o meno fantasiosi che vagheggiano di “pietre
(pseudo)iniziatiche” fai-da-te o massoni innamorati di una sorta
di “metallurgia placebo”, noti torturatori di stibina ed altri
minerali (salvo dopo illudersi che una certa “Dama” li aiuti in
queste improvvide ed inutili operazioni ).
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E’ mia ferma convinzione (e potrebbe tranquillamente concordare chi
lo leggerà senza faziosità di sorta) che questo libro, che mi
accingo a recensire, si situi ben al di là di questo scialbo
panorama.
In questo testo non vengono esposte teorie bislacche senza
fondamento, non risultano assenti i rigorosi riferimenti testuali
(come spesso avviene in tante altre opere attuali che pretendono di
trattare questo argomento, ultimamente tornato di moda) : qui viene
esposta una Tradizione. Tale magistrale esposizione non si basa su
ipotesi, ma su di uno sterminato e documentatissimo materiale che
attraversa numerosi secoli, dalla più alta teologia della Paganità
Classica fino alla Aurea Rosacroce del diciassettesimo secolo (ed
oltre). L’evidenza degli enunciati delle fonti citate sorpassa di
gran lunga ogni possibile dubbio interpretativo.
La Tradizione esposta è l’Alchimia, o meglio, l’Alchimia nella sua
accezione di Via Universale, ben distante dalle sue numerose
applicazioni particolari . Come i due valenti studiosi ci indicano,
tale “procedimento” venne chiamato dall’Aurea Rosacroce
“universalissimo” per distinguerlo, nella sua unicità, dagli altri
procedimenti universali e particolari.
Dalla lettura del testo emerge con chiarezza che l’essenza più alta
dell’Alchimia consista nel sapere attrarre dai raggi solari, tramite
un magnete (una “calamita” opportunamente preparata) una
straordinaria “energia cosmica” - un “fluido” che assume le più
svariate forme conosciuto nella tradizione ermetica come Spirito
Universale - e nel condensarlo rendendolo visibile ed afferrabile ;
una volta ottenuto questo Mercurio Filosofico, questi viene
sottoposto ad una cottura graduale che conduce alla Pietra
Filosofale, grazie alla quale è possibile una reale Palingenesi
fisica e spirituale assieme.
Si tratta quindi di un’operazione che ha anche un aspetto materico,
ma che non si esaurisce in esso.
I raggi solari, quindi, assumono una qualità “filosofica” ed
ermetica che da tempo sembrava dimenticata e che pochissimi,
nell’era moderna, hanno contribuito a risvegliare.
Sempre i Raggi Solari sono quindi il veicolo privilegiato per l‘
”estrazione” dello Spirito Universale nella forma più alta di
Alchimia.
Nel testo, a corroborare l’esposizione di questa Tradizione
Primordiale (che ha attraversato i secoli tanto in Occidente quanto
in Oriente), intervengono una serie davvero incredibile ed accurata
di citazioni appartenenti al Corpus Hermeticum, alla Teologia Solare
di Giuliano Imperatore, a molti miti pagani, agli Oracoli Caldaici,
agli scritti neo-platonici, a Marsilio Ficino , ai numerosi
ermetisti rinascimentali (testimoni nei loro scritti di questa
Rivelazione Solare ), a John Dee, ad Eckartshausen, Fabre Du
Bosquet, Von Welling , Thomas Vaughan, Vauquelin des Yveteaux,
Khunrath, Cosmopolita , Montfaucon De Villars, Cesare Della Riviera,
all’Aurea Rosacroce , ai moderni Fulcanelli, Dujols, Von Bernus,
Schwaller De Lubicz ecc.ecc.
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Inoltre: un personaggio quasi misconosciuto, come l’ermetista
rinascimentale Ludovico Lazzarelli, in questo testo, si riappropria
della sua giusta importanza. Vengono esposte le teorie Tradizionali
sulle varie Pietre Filosofali, corroborate anche da scritti noti e
meno noti di Renè Alleau e di altri alchimisti del passato. Viene
citato un manoscritto sconosciuto del Cosmopolita che farà saltare
sulla sedia i “fulcanelliani” più acuti.
E’ difficile, sinceramente, riassumere la bellezza di questo libro :
in esso si ha la sensazione di qualcosa di arcaico che torna alla
luce. E tale sensazione viene potenziata dall’apparato bibliografico
davvero raro e accuratissimo, come nelle migliori esposizioni di
carattere universitario.
Nel finale,una piccola nota personale : sono anni che leggo e studio
tutto ciò che riguarda questa affascinante materia che è l’Alchimia.
Ho letto di tutto e incontrato numerosi personaggi appartenenti ai
due schieramenti sopra citati. Nonostante sia piuttosto
disincantato, posso tranquillamente affermare che è la prima volta
che leggo qualcosa di così trascinante, utile e foriero di così
tanti possibili sviluppi. Nel testo non vi è uno sfoggio di mera
erudizione, ma vi sono le serie basi necessarie per capire
l’importanza dell’aspetto solare dell’Alchimia.
In poche e ultime parole : mi sono sentito serenamente “a casa”, e
questa sensazione è sempre un segnale di capitale importanza, per
qualsiasi inquieto ricercatore moderno.
A cura di V.T.
Chi semina e chi raccoglie la luce del sole possiede la più alta
virtù ed il più gran tesoro del mondo totale.
(Louis Cattiaux, Il messaggio ritrovato,
v.
III-40' )
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