L’INTERPRETAZIONE DELLE SACRE SCRITTURE
(Tratto da “El LIBRO DE ADAN” di Carlos del Tilo)
 

1. I quattro sensi della scrittura secondo i cabalisti ebrei.

In ebraico Paradiso si dice PaRDes, letteralmente: verzieri d’arancio (giardini d’aranceto).

Il termine PaRDeS è impiegato come abbreviazione delle quattro interpretazioni della Torah, cioè della Legge di Mosé. Ciascuna consonante del termine indica una di queste interpretazioni:

P per “Peshat”: il senso letterale

R per “Remets”: il senso allegorico

D per “Derasha”: l’interpretazione talmudica (le regole di condotta)

S per “Sod”: il senso segreto.

Il Paradiso è dunque per i cabalisti l’unione dei quattro sensi nell’ultimo, il senso segreto [1].

 
2. I quattro sensi della Scrittura secondo i Padri cristiani del Medioevo

“Littera gesta docet, quid credas allegoria, moralis quid agas, quo tendas anagogia.”

Questo celebre versetto citato da Nicola de Lyre nel XIV secolo, riassume tutta l’esegesi [2] dei padri della Chiesa.

“La lettera insegna la storia [3]; l’allegoria ciò in cui tu credi; il senso morale (o tropologico) [4] ciò che fai; l’anagogia [5] ciò verso cui tendi.”

Come dice un vecchio dei quattro gradi della contemplazione, deve dirsi di questi quattro sensi che sono legati tra di loro come gli anelli di una unica catena … Ed ancora ciascuno di loro possiede una forza propulsiva, tale che l’uno conduce all’altro. “La parola della storia” è conclusa dal senso dell’allegoria, ed a loro volta “i sensi dell’allegoria” inclinano da loro stessi a “l’esercizio della moralità”. Si passa da un movimento naturale e necessario della storia all’allegoria, e dall’allegoria alla moralità. L’allegoria è in verità la verità della storia: restando questa sola, sarebbe incapace di concludersi intelligibilmente; l’allegoria la completa dandogli tutto il suo senso. Il mistero che l’allegoria scopre in tal modo non fa lui stesso che aprire un nuovo ciclo: nel suo primo tempo esso non è che un inizio; per essere pienamente se stesso, gli occorre completarsi doppiamente. Dapprima esso si interiorizza e produce il suo frutto nella vita spirituale di cui tratta la tropologia; poi questa vita spirituale deve espandersi al Sole del Regno, in quella fine dei tempi che fa l’oggetto dell’anagogia. Ciascun senso tende verso l’altro come al suo fine. Essi sono dunque diversi, ma non fanno che uno.

Henri de Lubac: “L’écriture dans la tradition” (Aubier, Paris), pag. 276

 
3. La lettera e lo spirito nella Tradizione islamica

“L’esegesi simbolica spirituale persegue il mantenimento simultaneo della lettera (il zâhir) e del suo senso nascosto (il bâtin), poiché è a questa condizione che l’apparenza letterale diventa trasparenza in un altro mondo, ma tale trasparenza non si produce che attraverso lo schermo della lettera” (H. Corbin, “En Islam Iranien”, Vol. I pag. 153, Gallimard, Paris).

“I libri santi raccontano degli avvenimenti, delle “gesta esteriori” (cioè la storia), il ”zâhir”, si presenta come compiuto nel passato; essi mettono in scena dei personaggi, dei fatti e delle gesta, delle figure del passato. Occorre tuttavia che questi avvenimenti e questi esseri abbiano un senso differente di quello che avrebbero se figurassero semplicemente in un libro profano. Se hanno un senso per la vita e la morte di colui che li legge, è che non sono semplicemente degli avvenimenti del “passato”, degli avvenimenti registrati nelle cronache...”

“Il V Imân, Mohammed Bâgir (morto nel 733) dichiarava con forza ai suoi familiari: se la rivelazione del Corano non avesse un senso che in rapporto all’uomo o al gruppo di uomini nell’occasione in cui tal o tal altro versetto furono rivelati, allora tutto il Corano oggi sarebbe morto. Non sia! Il Libro Santo, il Corano è vivo, mai egli muore; i suoi versetti si compieranno presso gli uomini dell’avvenire come si sono compiuti in quelli del passato.”

“...L’esclamazione di Nietzche: “Dio è morto”, non annuncia che la morte di colui che la proferisce.” (Henry Corbin, op. citata, Vol. I, pag. 133).

Carlos del Tilo

 

[1] G.G. Scholem, “La Kabbale et sa symbolique”, Payot, Paris.

[2] Esegesi: interpretazione

[3] Sulla storia, si veda in seguito ciò che dice H. Corbin sul “gesto esteriore”.

[4] Dal greco “tropos”: direzione maniera. Il senso morale è dunque quello che concerne la condotta e l’azione nella vita spirituale.

[5] Dal greco: che conduce in alto. Quest’ultimo senso corrisponde al senso segreto dei Cabalisti.

 
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