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LOUIS CATTIAUX
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Si riportano, per quanti fossero interessati, date e luoghi delle presentazioni dell'opera di Louis Cattiaux in Italia
8 novembre 2003 ore 17.00 a Caltanissetta presso l'Aula Magna dell'IIS Sen. A. Dirocco, via Leone XIII 64

Data successiva
11 novembre 2003 ore 19.30 a Roma presso l'Hotel Locarno, via della Penna 22 (piazza del Popolo)

Data successiva
14 novembre 2003 ore 19.00 a Milano presso la Libreria Ecumenica, Galleria Unione 1 (Missori)

 
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René Guénon Jean Rousselot
Journal "Arts" Adolphe de Fulgairolle 3/1950
La Semaine di Paris Adolphe de Fulgairolle 7/1950
Revue Moderne Massimo Marra (2002)
Valenciennes 1948 Massimo Onetti Muda (2002)
Robert Amadou  

A proposito di "LE MESSAGE RETROUVE",
Recensione a cura di René Guénon apparsa nel n° 270 della rivista "Etudes Traditionnelles", settembre 1948.


A prima vista, questo libro presenta una veste singolare ed a dire il vero inusitata: ciascuno dei suoi capitoli è diviso in due colonne parallele, contenente una serie di aforismi o versetti che si corrispondono l'un l'altro. E' evidente che, in queste condizioni, è impossibile fornirne un'analisi sommaria o un qualsiasi riassunto; sembra del resto fatto più per fornire al lettore, in qualche modo, temi di meditazione, piuttosto che destinato ad essere letto da un capo all'altro. Occorre dire ugualmente che la corrispondenza tra i versetti delle due colonne non appare sempre evidente; ma, in relazione a questo aspetto, vale la pena di riprodurre qui la spiegazione fornitaci dall'autore stesso: "Le due colonne sono apparse naturalmente come replica della Terra e del Cielo e della loro necessaria unione, che fa tutto il mistero dell'incarnazione della vita e della presa di coscienza di colui che la abita. Così, la colonna di destra è un'equivalenza, ma non una spiegazione della colonna di sinistra, ed esaminando il senso multiplo di questi versetti, si può collegarli attraverso una sintesi del mistero primigenio della creazione, sempre più o meno presente in virtù del senso alchemico". La molteplicità dei sensi di cui si tratta non è del resto intenzionale, "ma deriva per generazione naturale della radice-madre", cioé dal senso alchemico, che l'autore considera come il senso centrale ed ultimo della sua opera. Se abbiamo capito bene, il libro sarebbe stato scritto sotto una forma di ispirazione, ed è per questo che contiene più di quanto sia stato espressamente voluto, anche se appare certamente difficile determinare la misura esatta di ognuno dei due elementi che hanno contribuito alla sua stesura. In ogni caso, nelle condizioni appena citate, non pensiamo che si possa affermare che possa ricollegarsi propriamente ed effettivamente ad una tradizione definita; ma certamente le tendenze che vi si esprimono sono in ultima analisi, in modo generale, quelle dell'ermetismo, e più precisamente dell'ermetismo cristiano. Diciamo in modo generale, perché, se si entra nei dettagli, ci si accorge che certe cose, coscientemente o no, sembrano originarie da altre fonti; così, abbiamo individuato alcuni versetti che quasi ricalcano certe massime taoiste, e non sono certamente tra le meno degne di interesse. Ad ogni modo, l'importanza primordiale che l'autore accorda al senso alchemico definisce bene "la prospettiva" d'insieme, e ne delinea ugualmente i limiti, che altri non sono se non quelli del punto di vista ermetico stesso. Dobbiamo aggiungere che qui e là si ritrovano alcune "stranezze", del genere di quelle che si incontrano quasi sempre negli scritti relativi alle forme occidentali dell'esoterismo: così, i titoli delle colonne di sinistra sono tutti formati da una serie di anagrammi a partire dal primo, la qualcosa non manca di produrre un effetto assai curioso; ma anche, la qual cosa risulta più spiacevole a nostro avviso, certi enunciati si presentano con una veste enigmatica che ci appare veramente assai poco utile; non insisteremo ulteriormente su tale difetto, poiché sappiamo che l'autore se ne è reso conto lui stesso e che lo ha corretto in gran parte mediante modifiche ed addizioni già da lui approntate in vista di una futura riedizione. Non sappiamo ciò che gli "specialisti" dell'ermetismo, ammesso che ne esistano ancora di realmente competenti, potranno pensare di questo libro ed in quale misura lo apprezzeranno, ma, ciò che è certo, è che si tratta di un testo lungi dall'essere indifferente e che merita di essere letto e studiato con cura da tutti coloro che si interessano a questo particolare aspetto della tradizione.
 
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Tratto da un articolo apparso nel giornale " Arts " a Parigi, critico Descargues. Dicembre 1946.

Per quindici anni, il pittore Louis Cattiaux ha ricercato i segreti "dei fratelli Van Eyck" (secondo la sua espressione) ed ha scoperto il mezzo di stabilizzare il pigmento, di conferire alla materia l'imputrescibilità, la traslucidità che invidiamo agli antichi maestri. Cattiaux lascia giocare con la luce una natura morta. Il raggio luminoso penetra sino al legno del quadro ed è riflesso direttamente. Se si pensa che tra qualche anno numerosi capolavori di gran valore dipinti oggi, con una tecnica pitturale che non è sana, saranno scomparsi o avranno perlomeno perso ogni colore, le ricerche di Cattiaux in questo ambito non sono prive di interesse per pittori ed amatori dell'arte in genere.
 
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Tratto da un articolo apparso in " La Semaine à Paris ", critico G.J. Gros. Dicembre 1946.

E' grazie alla bella materia, lo smalto dei suoi colori, oltre che al lato esoterico e magico della sua opera, che Louis Cattiaux tende alla perfezione tecnica ed alla realizzazione delle sue aspirazioni spirituali.
Pittore e poeta, Louis Cattiaux, che ha appena pubblicato "Le Message Retrouvé " mette la plasticità al servizio dell'idea.

 
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Tratto da "Revue Moderne" 1947.

Un artista sano, potente e che ha una personalità, perché Louis Cattiaux ha realmente "trovato" un modo di dipingere. E' il risultato di più di venti anni di sforzi, durante i quali i sarcasmi e le difficoltà non gli sono stati fatti mancare. Come definire l'originalità della sua arte? Essa risiede contemporaneamente nel colore e nei soggetti. Preparando lui stesso i suoi colori, dipinge a strati sovrapposti a diverse ore di intervallo.
 
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Valenciennes 1948.

Louis Cattiaux, di Valencienne (F), espone per la prima volta nella sua città natale. Autodidatta di formazione, questo artista è uno dei rari rappresentanti della nuova pittura nella nostra regione. Nel 1930 ha fondato il gruppo "Gravitation" che comprende nomi quali Pierre Ino, Jean Safon, Jean Marembert, rappresentati come lui stesso nei musei americani e nel museo d'Arte Moderna di Parigi. Si annuncia un saggio recante la sua firma dal titolo " Physique et métaphysique de la Peinture " ove denuncia contemporaneamente la pochezza dell'arte accademica e l'ignoranza del moderno. Le opere che ci mostra testimoniano la sua immaginazione, il suo gusto del meraviglioso ed una atmopsfera da "racconti di fate". I generi sono diversi: ritratti, paesaggi, composizioni, nature morte, ma senza astrazioni assolute. Le tele sono ricche di materie e di colori. Le sue ricerche sui procedimenti dei pittori antichi lo guidano nel rispetto della tecnica.

 
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Jean Rousselot. Parigi, 24 aprile 1948.

Louis Cattiaux, pittore ispirato.
Alla Galleria Kleber spiccavano particolarmente, tra le opere orientate per lo più ad una sorta di neo-romanticismo, le proposte di Louis Cattiaux, pittore-scrittore un po' taumaturgo.
Louis Cattiaux é una delle figure singolari della "rive gauche". Già da molto tempo ha insediato il suo atelier in una "boutique" tra l'Eglise Sainte Clothilde e l'Hotel du ministre de la Guerre. E' lì che dipinge e che ha scritto opere come "Il Messaggio Ritrovato", con prefazione di Lanza del Vasto. Vi è scritto: "Il cammino che conduce a Dio è disseminato di terrore, di desolazione e di morte che sono le vesti esteriori dell'unico chiarore".
Ordunque, la pittura di Louis Cattiaux illustra perfettamente i suoi diversi testi. Ma dovendo giudicare qui solo le virtù plastiche dell'artista, diciamo pure che si tratta di un pittore ispirato che ha il dominio dei suoi mezzi ed attinge alla buona tradizione i suoi slanci audaci. Mentre scrivo, ho sotto gli occhi un "Cristo che risponde ai Farisei" che dovrebbe far riflettere gli editori di immagini sacre del quartiere di St Sulpice.
Di contro, alcune composizioni di L.Cattiaux possono sconcertare coloro i quali si accostano per la prima volta a questo artista a tal punto unico. Non dimentichiamo mai che le opere sono sempre quelle di una sorta di mago, un mago dai modi bonari nella sua boutique (sempre chiusa, tra parentesi, all'ombra di una basilica).
 
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Adolphe de Fulgairolle. Beaux-Arts, marzo 1950.

La buona pittura deve durare.
Cattiaux, molto consistente, è allo stesso tempo trasparente. Poste a circondare il sole, le sue tele mostrano neri rimasti neri e rossi rossi. Di fronte, si direbbero smalti: sfolgorio lucido unico di colori. Ordunque, nessuna delle tele di Cattiaux ha ricevuto vernice. La sua tecnica sapiente è semplice, acquisita dai maestri del XVesimo secolo consultati alla Biblioteca dell'Arsenal. Stessa dispersione dei pigmenti. Si direbbe che il fuoco ha permesso questa sovrapposizione di pennellate in un'unione feconda. Tuttavia, dipinge a freddo. I suoi "glacis" tradiscono il segreto dei maestri gotici, ma la sua "palette" è moderna. In coscienza, Cattiaux considera dover concedere all'amatore non due colpi di pennello mal imbevuti, ma una materia densa e traslucida.
I colori di Cattiaux sono gioiosi. Tal paesaggio acquatico fatto di verdi erbosi, di pollini riflessi, nuvole in libertà, appare buttato giù distrattamente. E' un canto alla natura.
Oggi, in Cattiaux, il soggetto cede allo stile. L'amatore di pura plastica può godersi in pace lo spettacolo "des poires à la peau champagne", di una carne gustosa, oppure di un Giona giunto su una spiaggia non aneddotica. Dal punto di vista puramente artistico, si tratta di un'illuminazione interiore. Il "doppio" dell'uomo lascia passare sotto il colore che canta il demone socratico che noi, mediterranei, ammettiamo senza dover oscurare con parole sapienti la chiarezza filosofica del pensiero greco.
 
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Extrait du Journal du Dimanche, Paris A. de Fulgairolle, 16 juillet 1950.

La targa di rame che orna l'entrata della boutique-appartamento di Louis Cattiaux, piazza Sainte-Clotilde, a due passi del "faubourg Saint-Germain", è da sola tutto un programma sapiente: " Fate come a casa vostra: pulitevi le scarpe..." vi si può leggere. Pittore, guaritore, filisofo e veggente, Cattiaux è effettivamente una delle figure più originali che ospita la capitale.
Egli pensa che prima di dare la prima pennellata su una tela, è necessario aver studiato l'incollaggio, isolare il fondo troppo bianco con uno strato gelatinoso posto a caldo, che impedisca la pittura di penetrare il fondo, ed infine avere la fede.
Così le le sue tele, che resistono al calore, al freddo ed a tutte le intemperie, somigliano a veri smalti.
Dei suoi segreti quest'alchimista del colore non è geloso. " Ho imparato a dipingere, ci dice, cominciando con il chiedermi come dipengevano due geni: Van Eyck e Rubens, di cui ho avuto la fortuna di poter studiare da me due tele… "
 
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Massimo Marra - http://www.airesis.net

Leggere pagine che testimoniano di un’esperienza spirituale autentica è oggi una delle esperienze più aliene e più rare che possano presentarsi alla sonnecchiosa coscienza intellettuale della modernità. La cosa diviene, in particolare, stupefacente, quando lo scritto e l’autore – sconosciuti ai più - sembrano apparentemente sfuggire e contraddire i codici espressivi consolidati, tradizionali, le forme note e rassicuranti che rendono riconoscibile e classificabile secondo le bene ordinate griglie interpretative – ma forse sarebbe meglio definirle gabbie - l’ennesima ovvietà mascherata da verità.

Chi dovesse avvicinarsi all’opera dell’alchimista Cattiaux con nella testa l’intricata allusività delle opere di certo ermetismo alchemico contemporaneo, il compiaciuto utilizzo dell’”argot” tecnico ed iniziatico, bagaglio tipico di una vasta pletora di moderni alchimisti, oppure, seguace di una via manipolatoria, fosse alla ricerca di un testo costellato da istruzioni operative, indicazioni su tempi, temperature ed operazioni, probabilmente rimarrebbe deluso. Del pari, rimarrebbe deluso anche chi cercasse nelle pagine del Messaggio ritrovato, l’ennesima esposizione della dottrina alchemica, magari secondo un metodo ermeneutico che siamo stati di volta in volta abituati a considerare occultistico, psicoanalitico o altro. La delusione più cocente, probabilmente, sarebbe quella della variegata cerchia neo-pagana, ma più compiutamente sincretistico-magica, che appare sempre pronta a sbandierare l’ermetismo per legittimare le più fantasiose e vane teorie sull’uomo e l’universo.

Dell’accoglienza riservata dal milieu degli ermetisti all’opera di Cattiaux, al suo primo apparire, ci parla Charles d’Hooghvorst – probabilmente il principale ermeneuta dell’opera di Cattiaux – che leggiamo negli atti del Colloque Canseliet tenutosi a Parigi nel dicembre ’99.

All’uscita della prima edizione del testo, narra d’Hooghvorst , “...anche coloro che vi credevano ancora e che praticavano l’alchimia, non hanno riconosciuto L. Cattiaux come uno di loro. Questo libro è molto bello, dicevano, sfogliando il Messaggio, ma esso non ha nulla a che vedere con la nostra alchimia; esso non contiene alcuna ricetta pratica, come quelle insegnate dai nostri maestri. E’ un libro mistico come tanti altri... In breve, il Messaggio Ritrovato, in un linguaggio inusuale, un linguaggio, voglio dire, che non è quello che parlano abitualmente i maestri di alchimia - linguaggio che Cattiaux conosceva perfettamente per aver studiato le opere degli antichi maestri – parla nondimeno in ogni pagina della loro famosa Materia, luce di Natura, Fuoco segreto dell’opera capace di dissolvere l’oro volgare senza violenza, di farlo germogliare, fruttificare e moltiplicare...”.

Difficilmente collocabile nel bazar dello spiritualismo contemporaneo, dunque, l’opera dell’ermetista Louis Cattiaux. Il linguaggio dei suoi aforismi si rivela ad ogni pagina di vesti di volta in volta mistiche, filosofiche, alchemiche, senza cedere alle lusinghe di una omogeneità che ne faciliti l’incasellamento, l’omologazione.

Nel recensire, nel 1948, dalle pagine di Etudes Traditionelles, l’opera alla sua apparizione, René Guénon ne consigliava una lettura in qualche modo simile a quella che si sperimenta talvolta, ed in diverse tradizioni, per i libri sacri: l’apertura, magari con un tagliacarte, di una pagina a caso.

Un ottimo metodo per cogliere messaggi, analogie illuminanti e talvolta catartiche, indicazioni mistiche ed esistenziali. Agostino, nei travagli della conversione al cristianesimo, spinto da una voce interiore, sperimenta questo approccio con la Bibbia. Ci manca la disinvoltura guenoniana nel consigliare un simile approccio al lettore italiano del Messaggio, purtuttavia ci preme segnalare questa fortunata edizione italiana di uno dei libri ermetici contemporanei più belli ed interessanti che ci sia stato dato di leggere.

Non conoscevamo in precedenza l’opera di Cattiaux.

Vi abbiamo trovato una profondità che, vissuta in modo simpatetico dal lettore, può realmente trasmettergli il senso profondo di una dottrina e di una esperienza spirituale palesemente posseduta e padroneggiata, in una dimensione che trascende quella puramente intellettuale. Gli aforismi di Cattiaux, distinti in due colonne parallele che scorrono – probabilmente secondo una precisa intenzione dell’autore – fondendosi ed alternandosi, lasciando libero l’occhio di saltare da una colonna all’altra, da un aforisma all’altro, esprimono contenuti di profonda valenza spirituale, quali la letteratura contemporanea raramente ci dona.

Cattiaux è alchimista per ignem, e ce lo comunica in parole in cui profondità di sguardo, lirismo e padronanza del simbolismo ermetico ed alchemico, si fondono ad un cristianesimo vibrante, ad una coscienza mistica che, probabilmente, ci fornisce almeno una cifra per collocare Cattiaux ed i suoi bellissimi aforismi. Ciò che spesso sfugge dell’alchimia ai moderni epigoni degli antichi maestri dell’Arte Reale, è l’imprescindibile essenza cosmogonica e cosmologica dell’alchimia. La natura di téchne, di arte volta a riprodurre le leggi dell’universale nel particolare, di magia volta alla mimesi del momento creativo. Al pari dell’officiante del rito, che appare sovente riprodurre con simboli ed azioni la cosmogonia sacra, l’asceta ermetico è rivolto alla creazione – o forse alla liberazione – di una forma nuova di coscienza corporea, di un re-bambino che ne rinnovi le radici stesse dell’essere.

Questo è, almeno, quanto la tradizione incantata ci racconta nelle delicate metafore poetiche, nelle complesse istruzioni operative, nelle oscure raffigurazioni simboliche.

Ma la téchne deve, fatalmente, come per ogni arte tradizionale, ricollegarsi ad una metafisica, ad una scaturigine che ne costituisca, nel contempo, la meta finale, la realizzazione compiuta. Come per una mano, che funziona solo quando è attaccata ad un arto, o come un rubinetto, la cui funzione ha senso solo in relazione alla rete idrica, un’arte sacra, per sua stessa natura, deve dipendere da una metafisica. E’ per questo che sono esistiti alchimisti pagani, esistono alchimisti cristiani, ebrei, musulmani, induisti. L’arte sacra si trasforma ed adatta il proprio contenuto universale alle tradizioni metafisiche di riferimento, attraverso il linguaggio simbolico della natura e delle sue leggi. In tal modo, il linguaggio della téchne avoca a sé il ruolo che gli compete, nel quadro di una visione metafisica compiuta che ne dirige e determina operazioni e risultati.

Cattiaux, dunque, l’alchimista Cattiaux, è compiutamente cristiano.

Il Messaggio Ritrovato ricorda irresistibilmente certe pagine infuocate e lapidarie di alcuni padri del deserto, oppure, più compiutamente, gli aforismi luminosi del Pellegrino Cherubico di Silesio. E’ questo il riferimento probabilmente più calzante per la scrittura di Cattiaux. Come in Silesio, il simbolismo alchemico è metafora privilegiata per la descrizione di un percorso spirituale di cui, patentemente, il simbolo ed il rito cristiano costituiscono base e scaturigine, e di cui la realizzazione cristica, come per l’alchimia di Arnaldo da Villanova, di Rupescissa e dei più sublimi padri dell’Arte, esprime la forma più perfetta.

Le due colonne su cui sono raccolti gli aforismi, a destra ed a sinistra della pagina, sono, secondo quanto ci suggerisce Charles d’Hooghvorst, analogicamente correlate a due diversi piani di espressione: la colonna di destra, esprime i sensi cosmogonici, mistici ed iniziatici; quella di sinistra, quelli terrestri, morali e filosofici. Ciò, ancora una volta, appare in sintonia con i due aspetti della rivelazione, quello exoterico e quello esoterico, nella cui complementarità perfetta ed inscindibile si realizza la compiutezza tradizionale del cristianesimo. E proprio a testimonianza di questa complementarità inscindibile, di questa identità inestricabile, Cattiaux spesso viola la regola base della composizione. Le due colonne spesso fondono i messaggi, si scambiano di ruolo, contaminano i propri rispettivi domini per riaffermare una volta di più la completezza e la ricchezza incontenibile e poetica del messaggio sovrasensibile.

Un testo di grande spessore, in definitiva, che restituisce alla modernità il senso ultimo e metafisico di una dottrina antica, a prescindere dalla mera sopravvivenza di un linguaggio simbolico tradizionale, troppo spesso svilito dalla vanità del gioco identitario inscenato da sedicenti iniziati e presunti adepti, dai cui testi, però, raramente ci capita di sentire uscire quel “profumo di verità” che Lanza del Vasto, nella bellissima prefazione al Messaggio, percepisce esalare dalle pagine di Cattiaux. E che, aggiungiamo noi, qualunque lettore che sappia e voglia abbandonarsi al gioco poetico e metafisico degli aforismi di Cattiaux, non potrà fare a meno di percepire.

Dall'esterno, era un ibrido. Ne aveva dei maghi pletorici, come Papus e S.U. Zanne, et dei bohêmi famelici alla Claude d’Ygé. Estroverso, gran buongustaio quando poteva, ma non sempre poteva. E teneva le sue distanze. Buontempone, amante la farsa; scherzoso ed insignificante, dicevo.
Ma ad un tratto, il lampo di una rivelazione. Si dovrebbe aver grande cura di afferrarla. Poiché di volta in volta si apriva una finestra in cielo sulla sfera dei fissi, o aldilà, ed a volte la vostra maschera cadeva, ai vostri propri occhi come ai suoi.
Lo sguardo diventava terribile senza un'ombra di cattiveria. Il suo atteggiamento serio, che la gaiezza ordinaria non dissimulava, allora stupiva, visto che da lei emanava.
Louis Cattiaux aveva raggiunto quel punto di certezza, e di non ritorno, ove qualsiasi vanità essendosi dichiarata (compreso quella di cercare la saggezza, precisava l’impietoso Qohélet), resta Dio, o niente. E restano nel mondo, perché se la speranza è violenta la vita è lenta, restano i niente. Resta la sagezza che talvolta è chiamata follia, perché il niente è Dio ed il vuoto pieno.
Questa posizione si accorda con il successo sociale o con il fallimento.
Louis Cattiaux fu un fallito. Infanzia senza madre, la guerra, la disgrazia dei piccoli coloniali del Dahomey, la povertà mediocre del "rapin". Ma, come rivincita, una compagna secondo il cuore di Francis Jammes e de Léon Bloy, l’arte, le ebbrezze studiose dell’Arsenal ai "grimoires". Nel seno di questo microcosmo manicheo, la Sagessa che arriva graziosa, quando si ha finito di cercarla e disperato di trovarla. Il Messaggio, lui, ritrovato. "Le Message Retrouvé ou l’Horloge de la nuit et du jour de Dieu". (Lanza del Vasto ne aveva scritto la prefazione. "Les amis de Louis Cattiaux " lo hanno ri-editato, 21, rue Ferdinand Craps, a Bruxelles, con un poema di Emmanuel d’Hooghvorst, en guise d’introduction, di cui la forma fa un capolavoro ed il fondo un tesoro).
La vita profana, è la vita separata da Dio
La vita santa, è la vita rilegata a Dio.
La vita saggia, è la vita restituita in Dio.
Questa trilogia esemplare è tratta dal Messaggio Ritrovato. Libro di approccio difficile, e di uno charme potente. I versetti sono distribuiti su due colonne: terresre, quella di sinistra, che contiene il carnale, il morale, il filosofico, l’ascetico ; celeste, quella di destra, con lo spirituale, il cosmografico, il mistico e l'iniziatico. Talvolta un terzo versetto, su una terza colonna, equilibrante in somma, sintetizza i due precedenti. L'insieme costituisce un sistema di quaranta libri, ciascuno provvisto di un titolo di nove lettere, anagramma degli altri trentanove. Per esempio: Vérité une ; Eve tri-une ; Un être vit ; Vertu niée ; Trêve unie ; Vue... et rien, ; Rive ténue ; Nuit rêvée... Cattiaux giocava con la poesia, era risalito all'infanzia ideale.
Dove è dunque ritrovato il Messaggio? Per i lettori, nel Messaggio Ritrovato. Il fatto è attestato, verificato.
Non "per tutti, ma solemente per quelli cui è stato donato credere all'incredibile".
Una lettura ordinaria non basta ed i veterani di Cattiaux cui si sono aggiunti quelli che lo scoprono oggi esortano, in modo del tutto banale, a non giudicare senza aver meditato. Da anni personalmente medito il Messaggio Ritrovato e, se non mi ha assorbito, ne ho comunque assimilato un poco. Come Lanza del Vasto, vi ho anch'io ritrovato il profumo dei testi antichi – Profumo di Verità. E con gli amici di Cattiaux, l'ho sentito conforme.
Il saggio ha lasciato un libro di saggezza. L'uomo ed il libro hanno tutto per sconcertare. E' l'eterno mascheramento. Hanno una possibilità di goderne solo quelli che hanno preso coscienza del gioco universale ed hanno scelto di entrarvi, in modo da inventare i mezzi per uscirne.
Louis Cattiaux, nato a Valenciennes, è morto a Parigi , nel 1953, l’uomo del Messaggio Ritrovato.
Libro II, versetto 42. Colonna sinistra:
" E' nel mezzo della corruzione che la verità appare chiaramente"
Colonna di destra:
" La Santa Madre brilla in mezzo alle tenebre del mondo".
La verità della santa Madre, la santa Madre di verità ha brillato per Louis Cattiaux e brilla attraverso il Messaggio Ritrovato. Quest'iniziato ci ha lasciato un libro di iniziazione.
 
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Louis Cattiaux et Le Message Retrouvé ROBERT AMADOU
(Testo pubblicato la prima volta in "l’Autre Monde", n° 83, giugno 1984.)

Ho conosciuto Louis Cattiaux senza conoscerlo, come tutti quelli che lo hanno conosciuto, e furono numerosi. Ma Cattiaux non raggiunse la notorietà, mentre cedeva talvolta al cattivo pensiero della gloria, e molti tra quelli che visitarono l’atelier de la rue Casimir-Périer verso il 1950 gli hanno girato le spalle come ad un buffone insignificante.
"Avete perso la vostra vita, dicevano guardando le mie mani vuote; e nessuno intendeva il dio che cantava nel mio cuore". E' Cattiaux che qui piangeva così. Chi l'avrebbe creduto?...
... Per conoscerlo veramente, sarebbe stato necessario sapere come, indovinare perché quest'uomo partecipava – oserei scrivere? – dello spirito e della virtù di Elia. Ed a quale grado, derisorio, ma in ogni caso sublime...Tanto vale dire che sarebbe stato necessario conoscere il suo segreto.
Come per il segreto di ogni uomo, il suo era quello di Dio; ma Dio l'aveva caricato di un messaggio e sarebbe stato necessario conoscere il segreto del messaggio. Questo messaggio, almeno, ci conduce verso il segreto.
Una parte del Messaggio Ritrovato apparve presso l'autore nel 1946 ed il testo completo, nel 1956, nelle edizioni Denoël, grazie a Robert Kanters, allora direttore letterario dell'editore citato, che me lo aveva affidato in lettura e, seguendo le nostre due opinioni indipendenti e convergenti, occorreva pubblicare il messaggio.
Quale messaggio? La verità totale, Nè più né meno.
Cattiaux non la qualifica, ma la indica, con singolare stile, ed arriva pure a spiegarla per facilitarne la comprensione. Il Messaggio Ritrovato, è quello dei ritrovamenti possibili. Della risalita che segue la caduta. Della reintegrazione, della resurrezione. Poiché noi siamo morti e non c'é la morte.
Questo messaggio non viene dall'uomo, ma attraverso quale canale gli viene? Cattiaux lo prese nella Scrittura santa e nella tradizione originale, nella sua forma ermetica principalmente.
Sapeva decrittare i testi sacri e tutti i movimenti dell'occultismo. L'esperienza confermava e ravvivava la sua intelligenza. Louis Cattiaux praticò l'alchimia e la pittura; ai suoi colori mescolava l'oro, di cui non ho mai saputo se fosse alchemico. E poi, visse.

 
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Massimo Onetti Muda - http://www.estovest.org

Gli antichi dicevano: "Pochi sono i Bacchi, molti i portatori di ferula", e in linguaggio evangelico potremmmo trovare un parallelismo nell'espressione "Molti sono i chiamati, pochi gli eletti". Nel vasto panorama contemporaneo degli studi ad argomento spirituale, una tale situazione non viene smentita, anzi trova puntuale conferma. Esiste una miriade di "cultori" dell'esoterismo ma rarissimi sono i veri maestri, moltissimi gli appassionati sperimentatori delle dottrine ermetiche ma pochi i detentori della Sapienza senza tempo, abbiamo tanti storici ed esegeti dell'Arte Regia alchemica ma gli Alchimisti autentici potrebbero contarsi sulle dita di una mano, ugualmente molti amano e discutono i poteri racchiusi nelle dottrine tradizionali, in ordine alla Religione, alla Magia rituale, alla Politica sacra, ma quasi nessuno di essi è in grado di muovere una pietra per contribuire ad orientare in maniera un po' più retta i destini del mondo alle soglie del terzo millennio, in profonda crisi.

Se "esoterismo" è conoscenza derivante dalla completa realizzazione di Sé, in quanto Uomo archetipo, ossia in quanto Divinità-Uomo, la mèta è assai più distante che non le piccole tappe iniziali compiute da chi ha compulsato gli scritti di qualche autore "tradizionalista", per trarne una riserva di motivi di critica alla modernità, oppure di chi ha peregrinato in lungo e in largo per il mondo in cerca delle rovine delle costruzioni umane poste a difesa dei luoghi densi del potere derivante dalla comunicazione del nostro pianeta Terra con altri "paesaggi" della nostra Galassia, per trarne l'energia capace di renderli in grado di affermare con sufficiente autorevolezza le proprie personalissime limitatezze psicologiche, oppure ancora di chi ha studiato dottrine e lingue, considerate --dal mondo contemporaneo-- morte, arrendendosi poi alla difficoltà di tradurre quelle dottrine in pensiero vivente, il che significa --forse-- anche rendere "sacre" le nostre lingue moderne, che ancora non lo sono.

Potremmo continuare su questo tono, a piangerci addosso elencando la perenne facilità di accesso al vizio "troppo umano", e sottolineando la difficile e solitaria conquista della Virtù "più che umana" (solitaria perché è una lotta che si deve combattere da soli, ma comporta il continuo confronto col proprio "prossimo", da cui si può senz'altro ricevere un aiuto se anch'esso combattente la stessa "guerra santa"). Ma quello ci interessa di più è dare un messaggio di ottimismo, comunicare una "buona novella".

In effetti, tornando alla distinzione fra "studiosi di cose esoteriche" e "maestri realizzati" che ponevamo sopra, notiamo che, riferendosi alla relativa produzione letteraria, i primi riempiono gli scaffali delle librerie di ponderosi saggi critici, storie e controstorie, revisioni e rivisitazioni in quantità, i secondi o non scrivono affatto o danno alla luce "qualcosa" di un genere tutto particolare: potremmo chiamarlo il libro-oracolo, il libro di meditazione, oppure, semplicemente, "il libro sacro".

Questo ci sentivamo di segnalare, parlando della presente pubblicazione. Lasciamo al lettore interessato la conferma o la smentita al nostro sì lusinghiero giudizio. Di certo, in periodo di strenne natalizie, non avremmo consiglio migliore per chi voglia fare o farsi un regalo ben augurante ed "evolutivo".

 
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