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A
proposito di "LE MESSAGE RETROUVE",
Recensione a cura di René Guénon apparsa
nel n° 270 della rivista "Etudes Traditionnelles",
settembre 1948.
A prima vista, questo libro presenta una veste singolare
ed a dire il vero inusitata: ciascuno dei suoi capitoli
è diviso in due colonne parallele, contenente
una serie di aforismi o versetti che si corrispondono
l'un l'altro. E' evidente che, in queste condizioni,
è impossibile fornirne un'analisi sommaria
o un qualsiasi riassunto; sembra del resto fatto
più per fornire al lettore, in qualche modo,
temi di meditazione, piuttosto che destinato ad
essere letto da un capo all'altro. Occorre dire
ugualmente che la corrispondenza tra i versetti
delle due colonne non appare sempre evidente; ma,
in relazione a questo aspetto, vale la pena di riprodurre
qui la spiegazione fornitaci dall'autore stesso:
"Le due colonne sono apparse naturalmente come
replica della Terra e del Cielo e della loro necessaria
unione, che fa tutto il mistero dell'incarnazione
della vita e della presa di coscienza di colui che
la abita. Così, la colonna di destra è
un'equivalenza, ma non una spiegazione della colonna
di sinistra, ed esaminando il senso multiplo di
questi versetti, si può collegarli attraverso
una sintesi del mistero primigenio della creazione,
sempre più o meno presente in virtù
del senso alchemico". La molteplicità
dei sensi di cui si tratta non è del resto
intenzionale, "ma deriva per generazione naturale
della radice-madre", cioé dal senso
alchemico, che l'autore considera come il senso
centrale ed ultimo della sua opera. Se abbiamo capito
bene, il libro sarebbe stato scritto sotto una forma
di ispirazione, ed è per questo che contiene
più di quanto sia stato espressamente voluto,
anche se appare certamente difficile determinare
la misura esatta di ognuno dei due elementi che
hanno contribuito alla sua stesura. In ogni caso,
nelle condizioni appena citate, non pensiamo che
si possa affermare che possa ricollegarsi propriamente
ed effettivamente ad una tradizione definita; ma
certamente le tendenze che vi si esprimono sono
in ultima analisi, in modo generale, quelle dell'ermetismo,
e più precisamente dell'ermetismo cristiano.
Diciamo in modo generale, perché, se si entra
nei dettagli, ci si accorge che certe cose, coscientemente
o no, sembrano originarie da altre fonti; così,
abbiamo individuato alcuni versetti che quasi ricalcano
certe massime taoiste, e non sono certamente tra
le meno degne di interesse. Ad ogni modo, l'importanza
primordiale che l'autore accorda al senso alchemico
definisce bene "la prospettiva" d'insieme,
e ne delinea ugualmente i limiti, che altri non
sono se non quelli del punto di vista ermetico stesso.
Dobbiamo aggiungere che qui e là si ritrovano
alcune "stranezze", del genere di quelle
che si incontrano quasi sempre negli scritti relativi
alle forme occidentali dell'esoterismo: così,
i titoli delle colonne di sinistra sono tutti formati
da una serie di anagrammi a partire dal primo, la
qualcosa non manca di produrre un effetto assai
curioso; ma anche, la qual cosa risulta più
spiacevole a nostro avviso, certi enunciati si presentano
con una veste enigmatica che ci appare veramente
assai poco utile; non insisteremo ulteriormente
su tale difetto, poiché sappiamo che l'autore
se ne è reso conto lui stesso e che lo ha
corretto in gran parte mediante modifiche ed addizioni
già da lui approntate in vista di una futura
riedizione. Non sappiamo ciò che gli "specialisti"
dell'ermetismo, ammesso che ne esistano ancora di
realmente competenti, potranno pensare di questo
libro ed in quale misura lo apprezzeranno, ma, ciò
che è certo, è che si tratta di un
testo lungi dall'essere indifferente e che merita
di essere letto e studiato con cura da tutti coloro
che si interessano a questo particolare aspetto
della tradizione. |
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Tratto
da un articolo apparso nel giornale " Arts
" a Parigi, critico Descargues. Dicembre 1946.
Per quindici anni, il pittore Louis Cattiaux ha
ricercato i segreti "dei fratelli Van Eyck"
(secondo la sua espressione) ed ha scoperto il mezzo
di stabilizzare il pigmento, di conferire alla materia
l'imputrescibilità, la traslucidità
che invidiamo agli antichi maestri. Cattiaux lascia
giocare con la luce una natura morta. Il raggio
luminoso penetra sino al legno del quadro ed è
riflesso direttamente. Se si pensa che tra qualche
anno numerosi capolavori di gran valore dipinti
oggi, con una tecnica pitturale che non è
sana, saranno scomparsi o avranno perlomeno perso
ogni colore, le ricerche di Cattiaux in questo ambito
non sono prive di interesse per pittori ed amatori
dell'arte in genere. |
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Tratto
da un articolo apparso in " La Semaine à
Paris ", critico G.J. Gros. Dicembre 1946.
E' grazie alla bella materia, lo smalto dei suoi
colori, oltre che al lato esoterico e magico della
sua opera, che Louis Cattiaux tende alla perfezione
tecnica ed alla realizzazione delle sue aspirazioni
spirituali.
Pittore e poeta, Louis Cattiaux, che ha appena pubblicato
"Le Message Retrouvé " mette la
plasticità al servizio dell'idea. |
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Tratto
da "Revue Moderne" 1947.
Un artista sano, potente e che ha una personalità,
perché Louis Cattiaux ha realmente "trovato"
un modo di dipingere. E' il risultato di più
di venti anni di sforzi, durante i quali i sarcasmi
e le difficoltà non gli sono stati fatti
mancare. Come definire l'originalità della
sua arte? Essa risiede contemporaneamente nel colore
e nei soggetti. Preparando lui stesso i suoi colori,
dipinge a strati sovrapposti a diverse ore di intervallo. |
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Valenciennes
1948.
Louis Cattiaux, di Valencienne (F), espone per la
prima volta nella sua città natale. Autodidatta
di formazione, questo artista è uno dei rari
rappresentanti della nuova pittura nella nostra
regione. Nel 1930 ha fondato il gruppo "Gravitation"
che comprende nomi quali Pierre Ino, Jean Safon,
Jean Marembert, rappresentati come lui stesso nei
musei americani e nel museo d'Arte Moderna di Parigi.
Si annuncia un saggio recante la sua firma dal titolo
" Physique et métaphysique de la Peinture
" ove denuncia contemporaneamente la pochezza
dell'arte accademica e l'ignoranza del moderno.
Le opere che ci mostra testimoniano la sua immaginazione,
il suo gusto del meraviglioso ed una atmopsfera
da "racconti di fate". I generi sono diversi:
ritratti, paesaggi, composizioni, nature morte,
ma senza astrazioni assolute. Le tele sono ricche
di materie e di colori. Le sue ricerche sui procedimenti
dei pittori antichi lo guidano nel rispetto della
tecnica. |
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Jean
Rousselot. Parigi, 24 aprile 1948.
Louis Cattiaux, pittore ispirato.
Alla Galleria Kleber spiccavano particolarmente,
tra le opere orientate per lo più ad una
sorta di neo-romanticismo, le proposte di Louis
Cattiaux, pittore-scrittore un po' taumaturgo.
Louis Cattiaux é una delle figure singolari
della "rive gauche". Già da molto
tempo ha insediato il suo atelier in una "boutique"
tra l'Eglise Sainte Clothilde e l'Hotel du ministre
de la Guerre. E' lì che dipinge e che ha
scritto opere come "Il Messaggio Ritrovato",
con prefazione di Lanza del Vasto. Vi è scritto:
"Il cammino che conduce a Dio è disseminato
di terrore, di desolazione e di morte che sono le
vesti esteriori dell'unico chiarore".
Ordunque, la pittura di Louis Cattiaux illustra
perfettamente i suoi diversi testi. Ma dovendo giudicare
qui solo le virtù plastiche dell'artista,
diciamo pure che si tratta di un pittore ispirato
che ha il dominio dei suoi mezzi ed attinge alla
buona tradizione i suoi slanci audaci. Mentre scrivo,
ho sotto gli occhi un "Cristo che risponde
ai Farisei" che dovrebbe far riflettere gli
editori di immagini sacre del quartiere di St Sulpice.
Di contro, alcune composizioni di L.Cattiaux possono
sconcertare coloro i quali si accostano per la prima
volta a questo artista a tal punto unico. Non dimentichiamo
mai che le opere sono sempre quelle di una sorta
di mago, un mago dai modi bonari nella sua boutique
(sempre chiusa, tra parentesi, all'ombra di una
basilica). |
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Adolphe
de Fulgairolle. Beaux-Arts, marzo 1950.
La buona pittura deve durare.
Cattiaux, molto consistente, è allo stesso
tempo trasparente. Poste a circondare il sole, le
sue tele mostrano neri rimasti neri e rossi rossi.
Di fronte, si direbbero smalti: sfolgorio lucido
unico di colori. Ordunque, nessuna delle tele di
Cattiaux ha ricevuto vernice. La sua tecnica sapiente
è semplice, acquisita dai maestri del XVesimo
secolo consultati alla Biblioteca dell'Arsenal.
Stessa dispersione dei pigmenti. Si direbbe che
il fuoco ha permesso questa sovrapposizione di pennellate
in un'unione feconda. Tuttavia, dipinge a freddo.
I suoi "glacis" tradiscono il segreto
dei maestri gotici, ma la sua "palette"
è moderna. In coscienza, Cattiaux considera
dover concedere all'amatore non due colpi di pennello
mal imbevuti, ma una materia densa e traslucida.
I colori di Cattiaux sono gioiosi. Tal paesaggio
acquatico fatto di verdi erbosi, di pollini riflessi,
nuvole in libertà, appare buttato giù
distrattamente. E' un canto alla natura.
Oggi, in Cattiaux, il soggetto cede allo stile.
L'amatore di pura plastica può godersi in
pace lo spettacolo "des poires à la
peau champagne", di una carne gustosa, oppure
di un Giona giunto su una spiaggia non aneddotica.
Dal punto di vista puramente artistico, si tratta
di un'illuminazione interiore. Il "doppio"
dell'uomo lascia passare sotto il colore che canta
il demone socratico che noi, mediterranei, ammettiamo
senza dover oscurare con parole sapienti la chiarezza
filosofica del pensiero greco. |
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Extrait
du Journal du Dimanche, Paris A. de Fulgairolle,
16 juillet 1950.
La targa di rame che orna l'entrata della boutique-appartamento
di Louis Cattiaux, piazza Sainte-Clotilde, a due
passi del "faubourg Saint-Germain", è
da sola tutto un programma sapiente: " Fate
come a casa vostra: pulitevi le scarpe..."
vi si può leggere. Pittore, guaritore, filisofo
e veggente, Cattiaux è effettivamente una
delle figure più originali che ospita la
capitale.
Egli pensa che prima di dare la prima pennellata
su una tela, è necessario aver studiato l'incollaggio,
isolare il fondo troppo bianco con uno strato gelatinoso
posto a caldo, che impedisca la pittura di penetrare
il fondo, ed infine avere la fede.
Così le le sue tele, che resistono al calore,
al freddo ed a tutte le intemperie, somigliano a
veri smalti.
Dei suoi segreti quest'alchimista del colore non
è geloso. " Ho imparato a dipingere,
ci dice, cominciando con il chiedermi come dipengevano
due geni: Van Eyck e Rubens, di cui ho avuto la
fortuna di poter studiare da me due tele…
" |
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Massimo
Marra - http://www.airesis.net
Leggere pagine che testimoniano di un’esperienza
spirituale autentica è oggi una delle esperienze
più aliene e più rare che possano
presentarsi alla sonnecchiosa coscienza intellettuale
della modernità. La cosa diviene, in particolare,
stupefacente, quando lo scritto e l’autore
– sconosciuti ai più - sembrano apparentemente
sfuggire e contraddire i codici espressivi consolidati,
tradizionali, le forme note e rassicuranti che rendono
riconoscibile e classificabile secondo le bene ordinate
griglie interpretative – ma forse sarebbe
meglio definirle gabbie - l’ennesima ovvietà
mascherata da verità. Chi dovesse avvicinarsi
all’opera dell’alchimista Cattiaux
con nella testa l’intricata allusività
delle opere di certo ermetismo alchemico contemporaneo,
il compiaciuto utilizzo dell’”argot”
tecnico ed iniziatico, bagaglio tipico di una
vasta pletora di moderni alchimisti, oppure, seguace
di una via manipolatoria, fosse alla ricerca di
un testo costellato da istruzioni operative, indicazioni
su tempi, temperature ed operazioni, probabilmente
rimarrebbe deluso. Del pari, rimarrebbe deluso
anche chi cercasse nelle pagine del Messaggio
ritrovato, l’ennesima esposizione della
dottrina alchemica, magari secondo un metodo ermeneutico
che siamo stati di volta in volta abituati a considerare
occultistico, psicoanalitico o altro. La delusione
più cocente, probabilmente, sarebbe quella
della variegata cerchia neo-pagana, ma più
compiutamente sincretistico-magica, che appare
sempre pronta a sbandierare l’ermetismo
per legittimare le più fantasiose e vane
teorie sull’uomo e l’universo.
Dell’accoglienza riservata dal milieu degli
ermetisti all’opera di Cattiaux, al suo
primo apparire, ci parla Charles d’Hooghvorst
– probabilmente il principale ermeneuta
dell’opera di Cattiaux – che leggiamo
negli atti del Colloque Canseliet tenutosi a Parigi
nel dicembre ’99.
All’uscita della prima edizione del testo,
narra d’Hooghvorst , “...anche coloro
che vi credevano ancora e che praticavano l’alchimia,
non hanno riconosciuto L. Cattiaux come uno di
loro. Questo libro è molto bello, dicevano,
sfogliando il Messaggio, ma esso non ha nulla
a che vedere con la nostra alchimia; esso non
contiene alcuna ricetta pratica, come quelle insegnate
dai nostri maestri. E’ un libro mistico
come tanti altri... In breve, il Messaggio Ritrovato,
in un linguaggio inusuale, un linguaggio, voglio
dire, che non è quello che parlano abitualmente
i maestri di alchimia - linguaggio che Cattiaux
conosceva perfettamente per aver studiato le opere
degli antichi maestri – parla nondimeno
in ogni pagina della loro famosa Materia, luce
di Natura, Fuoco segreto dell’opera capace
di dissolvere l’oro volgare senza violenza,
di farlo germogliare, fruttificare e moltiplicare...”.
Difficilmente collocabile nel bazar dello spiritualismo
contemporaneo, dunque, l’opera dell’ermetista
Louis Cattiaux. Il linguaggio dei suoi aforismi
si rivela ad ogni pagina di vesti di volta in
volta mistiche, filosofiche, alchemiche, senza
cedere alle lusinghe di una omogeneità
che ne faciliti l’incasellamento, l’omologazione.
Nel recensire, nel 1948, dalle pagine di Etudes
Traditionelles, l’opera alla sua apparizione,
René Guénon ne consigliava una lettura
in qualche modo simile a quella che si sperimenta
talvolta, ed in diverse tradizioni, per i libri
sacri: l’apertura, magari con un tagliacarte,
di una pagina a caso.
Un ottimo metodo per cogliere messaggi, analogie
illuminanti e talvolta catartiche, indicazioni
mistiche ed esistenziali. Agostino, nei travagli
della conversione al cristianesimo, spinto da
una voce interiore, sperimenta questo approccio
con la Bibbia. Ci manca la disinvoltura guenoniana
nel consigliare un simile approccio al lettore
italiano del Messaggio, purtuttavia ci preme segnalare
questa fortunata edizione italiana di uno dei
libri ermetici contemporanei più belli
ed interessanti che ci sia stato dato di leggere.
Non conoscevamo in precedenza l’opera di
Cattiaux.
Vi abbiamo trovato una profondità che,
vissuta in modo simpatetico dal lettore, può
realmente trasmettergli il senso profondo di una
dottrina e di una esperienza spirituale palesemente
posseduta e padroneggiata, in una dimensione che
trascende quella puramente intellettuale. Gli
aforismi di Cattiaux, distinti in due colonne
parallele che scorrono – probabilmente secondo
una precisa intenzione dell’autore –
fondendosi ed alternandosi, lasciando libero l’occhio
di saltare da una colonna all’altra, da
un aforisma all’altro, esprimono contenuti
di profonda valenza spirituale, quali la letteratura
contemporanea raramente ci dona.
Cattiaux è alchimista per ignem, e ce
lo comunica in parole in cui profondità
di sguardo, lirismo e padronanza del simbolismo
ermetico ed alchemico, si fondono ad un cristianesimo
vibrante, ad una coscienza mistica che, probabilmente,
ci fornisce almeno una cifra per collocare Cattiaux
ed i suoi bellissimi aforismi. Ciò che
spesso sfugge dell’alchimia ai moderni epigoni
degli antichi maestri dell’Arte Reale, è
l’imprescindibile essenza cosmogonica e
cosmologica dell’alchimia. La natura di
téchne, di arte volta a riprodurre le leggi
dell’universale nel particolare, di magia
volta alla mimesi del momento creativo. Al pari
dell’officiante del rito, che appare sovente
riprodurre con simboli ed azioni la cosmogonia
sacra, l’asceta ermetico è rivolto
alla creazione – o forse alla liberazione
– di una forma nuova di coscienza corporea,
di un re-bambino che ne rinnovi le radici stesse
dell’essere.
Questo è, almeno, quanto la tradizione
incantata ci racconta nelle delicate metafore
poetiche, nelle complesse istruzioni operative,
nelle oscure raffigurazioni simboliche.
Ma la téchne deve, fatalmente, come per
ogni arte tradizionale, ricollegarsi ad una metafisica,
ad una scaturigine che ne costituisca, nel contempo,
la meta finale, la realizzazione compiuta. Come
per una mano, che funziona solo quando è
attaccata ad un arto, o come un rubinetto, la
cui funzione ha senso solo in relazione alla rete
idrica, un’arte sacra, per sua stessa natura,
deve dipendere da una metafisica. E’ per
questo che sono esistiti alchimisti pagani, esistono
alchimisti cristiani, ebrei, musulmani, induisti.
L’arte sacra si trasforma ed adatta il proprio
contenuto universale alle tradizioni metafisiche
di riferimento, attraverso il linguaggio simbolico
della natura e delle sue leggi. In tal modo, il
linguaggio della téchne avoca a sé
il ruolo che gli compete, nel quadro di una visione
metafisica compiuta che ne dirige e determina
operazioni e risultati.
Cattiaux, dunque, l’alchimista Cattiaux,
è compiutamente cristiano.
Il Messaggio Ritrovato ricorda irresistibilmente
certe pagine infuocate e lapidarie di alcuni padri
del deserto, oppure, più compiutamente,
gli aforismi luminosi del Pellegrino Cherubico
di Silesio. E’ questo il riferimento probabilmente
più calzante per la scrittura di Cattiaux.
Come in Silesio, il simbolismo alchemico è
metafora privilegiata per la descrizione di un
percorso spirituale di cui, patentemente, il simbolo
ed il rito cristiano costituiscono base e scaturigine,
e di cui la realizzazione cristica, come per l’alchimia
di Arnaldo da Villanova, di Rupescissa e dei più
sublimi padri dell’Arte, esprime la forma
più perfetta.
Le due colonne su cui sono raccolti gli aforismi,
a destra ed a sinistra della pagina, sono, secondo
quanto ci suggerisce Charles d’Hooghvorst,
analogicamente correlate a due diversi piani di
espressione: la colonna di destra, esprime i sensi
cosmogonici, mistici ed iniziatici; quella di
sinistra, quelli terrestri, morali e filosofici.
Ciò, ancora una volta, appare in sintonia
con i due aspetti della rivelazione, quello exoterico
e quello esoterico, nella cui complementarità
perfetta ed inscindibile si realizza la compiutezza
tradizionale del cristianesimo. E proprio a testimonianza
di questa complementarità inscindibile,
di questa identità inestricabile, Cattiaux
spesso viola la regola base della composizione.
Le due colonne spesso fondono i messaggi, si scambiano
di ruolo, contaminano i propri rispettivi domini
per riaffermare una volta di più la completezza
e la ricchezza incontenibile e poetica del messaggio
sovrasensibile.
Un testo di grande spessore, in definitiva, che
restituisce alla modernità il senso ultimo
e metafisico di una dottrina antica, a prescindere
dalla mera sopravvivenza di un linguaggio simbolico
tradizionale, troppo spesso svilito dalla vanità
del gioco identitario inscenato da sedicenti iniziati
e presunti adepti, dai cui testi, però,
raramente ci capita di sentire uscire quel “profumo
di verità” che Lanza del Vasto, nella
bellissima prefazione al Messaggio, percepisce
esalare dalle pagine di Cattiaux. E che, aggiungiamo
noi, qualunque lettore che sappia e voglia abbandonarsi
al gioco poetico e metafisico degli aforismi di
Cattiaux, non potrà fare a meno di percepire.
Dall'esterno, era un ibrido. Ne aveva dei maghi
pletorici, come Papus e S.U. Zanne, et dei bohêmi
famelici alla Claude d’Ygé. Estroverso,
gran buongustaio quando poteva, ma non sempre poteva.
E teneva le sue distanze. Buontempone, amante la
farsa; scherzoso ed insignificante, dicevo.
Ma ad un tratto, il lampo di una rivelazione. Si
dovrebbe aver grande cura di afferrarla. Poiché
di volta in volta si apriva una finestra in cielo
sulla sfera dei fissi, o aldilà, ed a volte
la vostra maschera cadeva, ai vostri propri occhi
come ai suoi.
Lo sguardo diventava terribile senza un'ombra di
cattiveria. Il suo atteggiamento serio, che la gaiezza
ordinaria non dissimulava, allora stupiva, visto
che da lei emanava.
Louis Cattiaux aveva raggiunto quel punto di certezza,
e di non ritorno, ove qualsiasi vanità essendosi
dichiarata (compreso quella di cercare la saggezza,
precisava l’impietoso Qohélet), resta
Dio, o niente. E restano nel mondo, perché
se la speranza è violenta la vita è
lenta, restano i niente. Resta la sagezza che talvolta
è chiamata follia, perché il niente
è Dio ed il vuoto pieno.
Questa posizione si accorda con il successo sociale
o con il fallimento.
Louis Cattiaux fu un fallito. Infanzia senza madre,
la guerra, la disgrazia dei piccoli coloniali del
Dahomey, la povertà mediocre del "rapin".
Ma, come rivincita, una compagna secondo il cuore
di Francis Jammes e de Léon Bloy, l’arte,
le ebbrezze studiose dell’Arsenal ai "grimoires".
Nel seno di questo microcosmo manicheo, la Sagessa
che arriva graziosa, quando si ha finito di cercarla
e disperato di trovarla. Il Messaggio, lui, ritrovato.
"Le Message Retrouvé ou l’Horloge
de la nuit et du jour de Dieu". (Lanza del
Vasto ne aveva scritto la prefazione. "Les
amis de Louis Cattiaux " lo hanno ri-editato,
21, rue Ferdinand Craps, a Bruxelles, con un poema
di Emmanuel d’Hooghvorst, en guise d’introduction,
di cui la forma fa un capolavoro ed il fondo un
tesoro).
La vita profana, è la vita separata da Dio
La vita santa, è la vita rilegata a Dio.
La vita saggia, è la vita restituita in Dio.
Questa trilogia esemplare è tratta dal Messaggio
Ritrovato. Libro di approccio difficile, e di uno
charme potente. I versetti sono distribuiti su due
colonne: terresre, quella di sinistra, che contiene
il carnale, il morale, il filosofico, l’ascetico
; celeste, quella di destra, con lo spirituale,
il cosmografico, il mistico e l'iniziatico. Talvolta
un terzo versetto, su una terza colonna, equilibrante
in somma, sintetizza i due precedenti. L'insieme
costituisce un sistema di quaranta libri, ciascuno
provvisto di un titolo di nove lettere, anagramma
degli altri trentanove. Per esempio: Vérité
une ; Eve tri-une ; Un être vit ; Vertu niée
; Trêve unie ; Vue... et rien, ; Rive ténue
; Nuit rêvée... Cattiaux giocava con
la poesia, era risalito all'infanzia ideale.
Dove è dunque ritrovato il Messaggio? Per
i lettori, nel Messaggio Ritrovato. Il fatto è
attestato, verificato.
Non "per tutti, ma solemente per quelli cui
è stato donato credere all'incredibile".
Una lettura ordinaria non basta ed i veterani di
Cattiaux cui si sono aggiunti quelli che lo scoprono
oggi esortano, in modo del tutto banale, a non giudicare
senza aver meditato. Da anni personalmente medito
il Messaggio Ritrovato e, se non mi ha assorbito,
ne ho comunque assimilato un poco. Come Lanza del
Vasto, vi ho anch'io ritrovato il profumo dei testi
antichi – Profumo di Verità. E con
gli amici di Cattiaux, l'ho sentito conforme.
Il saggio ha lasciato un libro di saggezza. L'uomo
ed il libro hanno tutto per sconcertare. E' l'eterno
mascheramento. Hanno una possibilità di goderne
solo quelli che hanno preso coscienza del gioco
universale ed hanno scelto di entrarvi, in modo
da inventare i mezzi per uscirne.
Louis Cattiaux, nato a Valenciennes, è morto
a Parigi , nel 1953, l’uomo del Messaggio
Ritrovato.
Libro II, versetto 42. Colonna sinistra: "
E' nel mezzo della corruzione che la verità
appare chiaramente"
Colonna di destra: " La Santa Madre brilla
in mezzo alle tenebre del mondo".
La verità della santa Madre, la santa Madre
di verità ha brillato per Louis Cattiaux
e brilla attraverso il Messaggio Ritrovato. Quest'iniziato
ci ha lasciato un libro di iniziazione. |
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Louis
Cattiaux et Le Message Retrouvé ROBERT AMADOU
(Testo pubblicato la prima volta in "l’Autre
Monde", n° 83, giugno 1984.) Ho
conosciuto Louis Cattiaux senza conoscerlo, come
tutti quelli che lo hanno conosciuto, e furono
numerosi. Ma Cattiaux non raggiunse la notorietà,
mentre cedeva talvolta al cattivo pensiero della
gloria, e molti tra quelli che visitarono l’atelier
de la rue Casimir-Périer verso il 1950
gli hanno girato le spalle come ad un buffone
insignificante.
"Avete perso la vostra vita, dicevano guardando
le mie mani vuote; e nessuno intendeva il dio
che cantava nel mio cuore". E' Cattiaux che
qui piangeva così. Chi l'avrebbe creduto?...
... Per conoscerlo veramente, sarebbe stato necessario
sapere come, indovinare perché quest'uomo
partecipava – oserei scrivere? – dello
spirito e della virtù di Elia. Ed a quale
grado, derisorio, ma in ogni caso sublime...Tanto
vale dire che sarebbe stato necessario conoscere
il suo segreto.
Come per il segreto di ogni uomo, il suo era quello
di Dio; ma Dio l'aveva caricato di un messaggio
e sarebbe stato necessario conoscere il segreto
del messaggio. Questo messaggio, almeno, ci conduce
verso il segreto.
Una parte del Messaggio Ritrovato apparve presso
l'autore nel 1946 ed il testo completo, nel 1956,
nelle edizioni Denoël, grazie a Robert Kanters,
allora direttore letterario dell'editore citato,
che me lo aveva affidato in lettura e, seguendo
le nostre due opinioni indipendenti e convergenti,
occorreva pubblicare il messaggio.
Quale messaggio? La verità totale, Nè
più né meno.
Cattiaux non la qualifica, ma la indica, con singolare
stile, ed arriva pure a spiegarla per facilitarne
la comprensione. Il Messaggio Ritrovato, è
quello dei ritrovamenti possibili. Della risalita
che segue la caduta. Della reintegrazione, della
resurrezione. Poiché noi siamo morti e
non c'é la morte.
Questo messaggio non viene dall'uomo, ma attraverso
quale canale gli viene? Cattiaux lo prese nella
Scrittura santa e nella tradizione originale,
nella sua forma ermetica principalmente.
Sapeva decrittare i testi sacri e tutti i movimenti
dell'occultismo. L'esperienza confermava e ravvivava
la sua intelligenza. Louis Cattiaux praticò
l'alchimia e la pittura; ai suoi colori mescolava
l'oro, di cui non ho mai saputo se fosse alchemico.
E poi, visse.
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Massimo
Onetti Muda - http://www.estovest.org
Gli antichi dicevano: "Pochi sono i Bacchi,
molti i portatori di ferula", e in linguaggio
evangelico potremmmo trovare un parallelismo nell'espressione
"Molti sono i chiamati, pochi gli eletti".
Nel vasto panorama contemporaneo degli studi ad
argomento spirituale, una tale situazione non
viene smentita, anzi trova puntuale conferma.
Esiste una miriade di "cultori" dell'esoterismo
ma rarissimi sono i veri maestri, moltissimi gli
appassionati sperimentatori delle dottrine ermetiche
ma pochi i detentori della Sapienza senza tempo,
abbiamo tanti storici ed esegeti dell'Arte Regia
alchemica ma gli Alchimisti autentici potrebbero
contarsi sulle dita di una mano, ugualmente molti
amano e discutono i poteri racchiusi nelle dottrine
tradizionali, in ordine alla Religione, alla Magia
rituale, alla Politica sacra, ma quasi nessuno
di essi è in grado di muovere una pietra
per contribuire ad orientare in maniera un po'
più retta i destini del mondo alle soglie
del terzo millennio, in profonda crisi.
Se "esoterismo"
è conoscenza derivante dalla completa realizzazione
di Sé, in quanto Uomo archetipo, ossia
in quanto Divinità-Uomo, la mèta
è assai più distante che non le
piccole tappe iniziali compiute da chi ha compulsato
gli scritti di qualche autore "tradizionalista",
per trarne una riserva di motivi di critica alla
modernità, oppure di chi ha peregrinato
in lungo e in largo per il mondo in cerca delle
rovine delle costruzioni umane poste a difesa
dei luoghi densi del potere derivante dalla comunicazione
del nostro pianeta Terra con altri "paesaggi"
della nostra Galassia, per trarne l'energia capace
di renderli in grado di affermare con sufficiente
autorevolezza le proprie personalissime limitatezze
psicologiche, oppure ancora di chi ha studiato
dottrine e lingue, considerate --dal mondo contemporaneo--
morte, arrendendosi poi alla difficoltà
di tradurre quelle dottrine in pensiero vivente,
il che significa --forse-- anche rendere "sacre"
le nostre lingue moderne, che ancora non lo sono.
Potremmo continuare
su questo tono, a piangerci addosso elencando
la perenne facilità di accesso al vizio
"troppo umano", e sottolineando la difficile
e solitaria conquista della Virtù "più
che umana" (solitaria perché è
una lotta che si deve combattere da soli, ma comporta
il continuo confronto col proprio "prossimo",
da cui si può senz'altro ricevere un aiuto
se anch'esso combattente la stessa "guerra
santa"). Ma quello ci interessa di più
è dare un messaggio di ottimismo, comunicare
una "buona novella".
In effetti, tornando
alla distinzione fra "studiosi di cose esoteriche"
e "maestri realizzati" che ponevamo
sopra, notiamo che, riferendosi alla relativa
produzione letteraria, i primi riempiono gli scaffali
delle librerie di ponderosi saggi critici, storie
e controstorie, revisioni e rivisitazioni in quantità,
i secondi o non scrivono affatto o danno alla
luce "qualcosa" di un genere tutto particolare:
potremmo chiamarlo il libro-oracolo, il libro
di meditazione, oppure, semplicemente, "il
libro sacro".
Questo ci sentivamo
di segnalare, parlando della presente pubblicazione.
Lasciamo al lettore interessato la conferma o
la smentita al nostro sì lusinghiero giudizio.
Di certo, in periodo di strenne natalizie, non
avremmo consiglio migliore per chi voglia fare
o farsi un regalo ben augurante ed "evolutivo".
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